di ANGELO FRANCO
RIVOLI – Anche a Rivoli inizia a farsi sentire il malcontento dei piccoli artigiani e dei commercianti, che da quasi due mesi sono costretti a tenere chiuse le saracinesche in ottemperanza alle restrizioni imposte dal Governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. L’associazione dei commercianti Rivoli Experience, in stretta collaborazione con le altre associazioni di categoria rivolesi, tra cui Confesercenti, si unisce ai colleghi di Torino e lancia un flash mob per lunedì 4 maggio alle ore 21, invitando tutti i commercianti di Rivoli, nessuno escluso, ad aprire e illuminare i propri negozi per trenta minuti.
“Dovevamo riaprire tutti il 4 maggio..invece no! Poi il 18 maggio..abbigliamento, calzature e altri. Il primo giugno bar ristoranti, parrucchieri, e..ma forse no, forse sì, forse non si sa” spiegano dall’associazione. “Questo protrarsi della chiusura penalizza tutte le attività, e si rischia la chiusura definitiva di oltre il 50% dei negozi, creando una ulteriore difficoltà economica a quelli che riusciranno a continuare. Ogni attività che non riaprirà andrà ad aggravare la già difficoltosa situazione di elevata disoccupazione”.
“Con il protrarsi della chiusura dei negozi, si avvantaggiano sempre e solo i grandi portali di vendita online e la grande distribuzione – aggiungono dall’associazione dei commercianti – penalizzando sempre più i negozi di vicinato, già in gravi difficoltà”.
LA PREOCCUPAZIONE DI RISTORATORI E PARRUCCHIERI
Tra le attività più colpite figurano i bar, i ristoranti, i centri estetici, i negozi di acconciature e i parrucchieri, i quali potranno riprendere a lavorare dal 1° giugno in poi. Preoccupazione e incertezza per il futuro sono sensazioni comuni a migliaia di lavoratori delusi dalla pianificazione della tanto attesa fase 2 del Dpcm varato il 26 aprile 2020. Paure che si uniscono al problema di non percepire entrate economiche e dover comunque sostenere le spese di sempre, a fronte di un contributo (quello erogato fino ad oggi è di 600 euro per le partite Iva) che in molti definiscono non sufficiente.
Francesco Sciabà, titolare del Ristorante Sciabà di Via Ivrea a Rivoli, si è trovato obbligato a chiudere l’attività e a registrare ingenti perdite economiche: “In un ristorante strutturato come il nostro, che prima della crisi ospitava a pranzo una media di 260-300 persone, lo scenario è cambiato drasticamente. Tenendo chiusa l’attività, abbiamo comunque circa 8000-10.000 euro di spese mensili da sostenere, mentre l’aiuto che ci viene dato dal Governo è di soli 600 euro. Inoltre il famoso finanziamento di 25.000 messo a disposizione delle imprese, non sembra presentare condizioni così vantaggiose”. Vi siete organizzati con le consegne a domicilio? Siete riusciti a recuperare qualcosa sugli incassi? “Abbiamo introdotto il servizio a domicilio per cercare di fronteggiare questi giorni difficili, ma in questo modo non riusciamo a fatturare più di 60 euro al giorno, una cifra davvero bassa“. Francesco è preoccupato anche per i suoi 18 dipendenti, finiti in cassa integrazione. Come sarà organizzata la riapertura del 1° giugno? Cosa cambierà all’interno del vostro ristorante? “Alla riapertura potremo ospitare un massimo di 80 coperti alla volta, a fronte dei quasi 300 ospitati prima di questa brutta crisi. Scaglioneremo l’ingresso dei clienti in tre turni (11:30, 13:00, 14:30)“.
In merito al futuro, il titolare del Ristorante Sciabà commenta: “Scientificamente mi auguro che venga trovata una cura al virus, questa sarebbe la soluzione migliore per tutti. Mentre dal punto di vista degli aiuti ottenuti dal governo, non credo di essere il solo a sentirsi veramente deluso“.
Abbiamo raccolto anche la testimonianza di diverse parrucchiere di Rivoli operative in città da anni, professioniste autonome che nelle scorse settimane hanno dovuto salutare le clienti affezionate e chiudere i loro studi.
Valentina Zeoli, titolare del negozio “Valentina Pettina e Spettina” in via Sestriere a Rivoli, è sconcertata: “Sette anni fa ho realizzato il sogno di aprire il mio negozio di acconciature. L’ho fatto senza indebitarmi, mi ero messa i soldi da parte fin da quando ero ragazzina: quando gli altri giovani della mia età uscivano la sera e facevano tardi, io spesso dovevo rimanere a casa a riposare perché il mattino successivo avrei lavorato. Nel corso degli anni ho fidelizzato le mie clienti e le cose sono sempre andate bene: è difficile arricchirsi per noi piccoli artigiani oberati di spese, questa non è una novità, ma ce l’abbiamo sempre fatta. Adesso che mi trovo obbligata a tenere chiusa l’attività ormai da quasi due mesi, è come se mi stesse crollando il mondo addosso. Vedo i sacrifici di una vita, sgretolarsi velocemente“. In merito alla riapertura prevista per il 1° giugno, Valentina Zeoli commenta: “Con le giuste misure di sicurezza, avremmo potuto aprire anche noi parrucchieri ed estetisti entro metà maggio 2020, tutelando noi stessi e le nostre clienti con il necessario: dai guanti monouso ai kimono, dalle mantelline agli asciugamani di carta, ma anche con mascherine e mascherine con visiera. Per poi prenderci un quarto d’ora di tempo, tra una cliente e l’altra, per disinfettare l’ambiente e gli strumenti utilizzati. Si poteva trovare un modo per riaprire, ma il Governo ha preferito semplicemente lasciarci a casa, senza però porsi il problema di predisporre per noi un aiuto economico decente”. Non sei soddisfatta dei 600 euro previsti per le partite IVA? “Sono un piccolissimo aiuto, nulla in confronto a quello che stiamo andando a perdere. Con 600 euro pago appena l’affitto, mentre devo continuare ad affrontare le altre spese. È difficile, non avendo più alcuna fonte di guadagno”. E ancora: “Noi artigiani siamo carne da macello. Quando dobbiamo pagare, paghiamo. Ci viene chiesto di essere puntuali nei pagamenti e di non saltare le mensilità. Per una volta in cui invece siamo proprio noi ad avere bisogno dell’aiuto dello Stato, loro non fanno nulla di più concreto che dirci “tenete duro”. C’è un’ipocrisia di fondo in tutto questo, non è vero che la legge è uguale per tutti“.
Passiamo ora alle parole di Giusy De Nunzio, parrucchiera titolare del negozio di acconciature “Glamour Hair” di Rivoli, Via Cavour: “L’economia deve risollevarsi, ma in sicurezza. Il discorso delle riaperture va affrontato seriamente, con prudenza, mettendo sempre al primo posto la tutela della salute. Questo virus si è diffuso a macchia d’olio, e soprattutto nel settore estetica e acconciature, dove siamo costretti a lavorare a stretto contatto con la gente, bisogna prestare molta ma molta attenzione: si riapre a patto che vengano effettuati i tamponi a tutti. La vita prima di tutto”, è chiaro il messaggio di Giusy, che nei giorni scorsi ha anche condiviso un video su Facebook, dove ha voluto lanciare un messaggio a tutti i lavoratori: il 4 Maggio non andate a lavorare se non in condizioni di sicurezza. Dobbiamo far vedere che noi ci siamo, che non siamo succubi di ogni decisione presa dall’alto. Per l’ennesima volta dal Governo ci stanno dimostrando che i soldi sono più importanti delle vite umane. Invece noi valiamo molto più di qualche soldo. A chi domanda, “Senza lavoro come faccio a mangiare? Vengo a casa tua?”, rispondo: “Vieni, fino a quando avrò qualcosa da condividere, sarò felice di essere d’aiuto a chi è seriamente in difficoltà. È questo lo spirito che dovrebbe tenerci uniti. Non risolveremo la situazione riaprendo, perché nel giro di 15 giorni questa epidemia tornerà a correre, intasando nuovamente gli ospedali. E a quel punto ci renderemo conto che non avremo risolto niente, che questo goffo tentativo di far ripartire l’economia per poi bloccarla e costringerci a chiudere tutto ancora una volta, si rivelerà inutile e dannoso“.
Una decisa presa di posizione arriva anche da Daniela Romano, titolare del negozio Hair Stilyst con sede in corso Torino a Rivoli: “Rimaniamo tutti a casa per il tempo dovuto, ma da parte dello Stato ci dovrebbe essere per noi artigiani una tutela di tipo economico: se in un mese perdo tale cifra, di tale cifra devo essere risarcita, se non completamente almeno al 70%. Questa sarebbe una pianificazione corretta al fine di lasciarci a casa, combattere i contagi, e al tempo stesso non abbandonarci in una situazione di crisi economica. Gli aiuti dovrebbero essere erogati in base alle perdite realistiche di ogni singola attività e ai danni relativi a questa situazione di emergenza“. In merito alle scadenze, che a differenza delle entrate economiche non hanno subito battute d’arresto, la titolare di Hair Stylist commenta: “Le spese non vanno bloccate o rimandate a chissà quando, vanno abolite, annullate per tutti. Chi come me ha appena finito di pagare i debiti dopo anni di lavoro in negozio e tanti sacrifici, forse dovrà farsene altri. Non voglio sindacare sulle tempistiche imposte per le riaperture, ma se siamo obbligati a rimanere a casa, dobbiamo essere in qualche modo tutelati. Veniamo emarginati e nell’emarginazione non ci viene data la possibilità di vivere dignitosamente“. Per poi concludere con una nota polemica verso la classe politica italiana: “È il solito magna-magna. Nessuno di loro si è tolto un centesimo. Dovrebbero provare il brivido della cassa integrazione o di 600 euro di aiuti statali, a fronte di zero entrate, per mettersi seriamente nei panni dei normali cittadini”.