di CHIARA BARISON
COLLEGNO – Alcuni giorni fa una cittadina segnalata con un video su Facebook mostrava il pericolo al quale vengono esposti ciclisti e pedoni a causa della chiusura dell’ultimo tratto della ciclopedonale di viale Certosa. Per la presenza del cantiere si è costretti a costeggiare la recinzione camminando, oppure pedalando, sul ciglio della strada affiancando le autovetture in movimento.
Al termine del rischioso percorso, per attraversare corso Pastengo, ci si imbatte nei semafori pedonali fuori uso coperti da grossi sacchi neri. Il problema viene apparentemente risolto con un cartello, posto all’inizio dei lavori, che fa notare una possibile deviazione: pedoni e ciclisti vengono invitati ad attraversare la strada per proseguire sul lato opposto, sempre sulla pista ciclopedonale.
Alternativa non esente da insidie e difficoltà: nel momento in cui si tenta di attraversare, ci si accorge che è stato lasciato un gradino molto pericoloso per i ciclisti. In più, le strisce pedonali vengono ignorate da quasi tutti gli automobilisti, rendendo l’attraversamento una vera impresa. Una volta raggiunto l’ulteriore tratto di ciclopedonale, le prime strisce pedonali utili si trovano a circa 190 metri dal semaforo fuori uso e a 400 metri dall’inizio del cantiere che costringe ad affettuare la deviazione dal percorso tradizionale.
L’invito della Città di Collegno fatto nei confronti dei cittadini ad essere più ecostenibili negli spostamenti rischia di restare lettera morta: viene da chiedersi come sia possibile incentivare i mezzi di trasporto alternativi all’automobile, camminata compresa, se i percorsi sono resi impraticabili proprio a chi in macchina non si muove. La macchina resta in garage se le alternative sono sicure e praticabili per tutti.