RIVOLI, SCIOPERO ALL’AUCHAN-CONAD: “TAGLI IN ALCUNI REPARTI”

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Di CHIARA BARISON

RIVOLI – Sciopero anche all’Auchan-Conad di Rivoli. Da stamattina, lunedì 23 dicembre, i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno allestito un presidio all’ingresso del supermercato, con la presenza del sindacalista della Fisascat Cisl Sabatino Basile. I dipendenti a Rivoli sono 185 e molti temono possibili tagli al personale (ne sono previsti 3105 in tutta Italia), andando colpire i reparti del supermercato che non si occupano di gastronomia e cibo. Il supermercato di Rivoli è già passato al marchio Conad, ma la nuova insegna sarà posizionata dal 26 marzo, dopo la chiusura per i lavori di riallestimento.

Il Natale dei lavoratori Auchan/Conad si preannuncia poco sereno. Poche le risposte, se non nessuna, alle domande che li tormentano da mesi e che vengono urlate a gran voce in questo ventoso 23 dicembre.
“Siamo qui per dire che non è vero lo slogan di Conad le persone oltre le cose, è esattamente il contrario: contano solo le cose e gli affari” tuona Umberto Radin di Filcams Cgil Torino, e prosegue “Conad non dà alcuna informazione su come intende procedere, nè a livello locale nè a livello nazionale. Sappiamo solo che a gennaio ci sarà la ristrutturazione, ma quanti dipendenti e quali attività resteranno dopo non lo sa ancora nessuno”.

La cessione di Auchan a Conad si è perfezionata in agosto: “Conad dichiarava al tavolo ministeriale di diventare una delle prime aziende della grande distribuzione presente su tutto il territorio, non parlando di un presunto esubero” denuncia il segretario della Cisl Fisascat Torino, Sabatino Basile. Un paradosso lascia increduli: nonostante le uniche certezze siano gli esuberi, Conad ha annunciato che si procederà a nuove assunzioni.
“Dopo tutti gli incontri avuti con il gruppo Conad e i suoi consulenti – progue Basile – non sono ancora stati presentati gli imprenditori che acquisteranno i punti vendita: continua il dramma dell’occupazione. Questo è dovuto da una scarsa volontà nel raggiungere un accordo quadro che possa dare tutela a tutti i lavoratori in passaggio da una grande impresa ad una che potrebbe arrivare ad un perimetro molto ristretto, anche numericamente inferiore ai quindici dipendenti”.
È incerto il numero di posti di lavoro a rischio: inizialmente comunicati circa 6.000, poi ridotti a 3.105 dopo lo sciopero dello scorso 30 ottobre.
Ignoti i contratti applicabili, così come gli ammortizzatori sociali: nulla si sa della cassa integrazione che resta l’unico strumento per dare reddito e dignità ai lavoratori che da gennaio 2020 saranno lasciati a casa per la ristrutturazione dei locali.
La vacanza forzata si protrarrà fino al 26 marzo, data indicata per la riapertura con il cambio di insegna a marchio Conad. I dipendenti hanno appreso questa fondamentale notizia con l’invio di un SMS destinato ai clienti in possesso de LaTuaCard!. Dettaglio indicativo dell’assenza di dialogo con i diretti interessati al futuro del centro, nei confronti dei quali le scelte societarie del gruppo peseranno molto di più che sui clienti.

La ristrutturazione si rende necessaria non solo per il cambio di insegna ma – afferma Radin – “anche perchè l’attuale metratura del supermercato è di gran lunga superiore rispetto agli standard Conad”. Sono a rischio principalmente gli addetti alle casse, che presumibilmente potrebbero essere dimezzate a non più di una decina, e tutti i reparti che non trattano food&beverage, come quello elettronica.
Ulteriori incognite per logistica, trasporto merci e pulizie che sono gli ulteriori settori che vengono toccati dalla ristrutturazione ma della cui trasformazione non si hanno informazioni.

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