dall’UFFICIO STAMPA DI BLULLOW
Un intero episodio, 14 giorni di shooting a Torino con base a Settimo Torinese, tre giorni a Collegno con la squadra di basket, due attrici ricorrenti (Alice Piano e Linda Messerklinger), un co-protagonista (Andrea Zirio), vari sportivi d’élite (Alessandro Abbio, Andrea De Beni e altri) e 9 ulteriori scene filmate nello scorso weekend tra via Camerana e La Gran Madre.
Queste le “cifre torinesi” di SPORT CRIME, escludendo per ingiusta brevità il resto della troupe e le possibilità per la seconda stagione.
“Siamo stati vicini a trasferirci del tutto a Torino, la Film Commission ci ha provato seriamente, specialmente dopo la proiezione dell’episodio torinese al Cineporto. Avevamo avviato un rapporto interessante con il CUS. Ci abbiamo creduto tutti, tranne le aziende e gli investitori locali. Solo questo ci ha fatto sbaraccare, ma è ancora tutto aperto”.
Così ha dichiarato Daniela Scalia, protagonista e produttrice della rivoluzionaria serie definita da TvBIZZ “Un nuovo genere”. Cosa significa trasferirsi per una serie TV (la prima interamente basata sull’investigazione sportiva)?
“SPORT CRIME racconta le vicende di un’agenzia stile CSI che investiga solo su casi sportivi e ha base a Lugano. Per noi autori basterebbe scrivere che l’agenzia si trasferisce a Torino perché è stata acquistata da qualcuno, e continuare dove abbiamo trovato competenza, location magnifiche e completamente diverse tra loro”.
L’episodio torinese (il numero 3, “Roots/Radici “) parla di uno strano caso di crescita muscolare perfettamente lecito ma sospetto, durante le riprese la scrittura è stata modificata per dare spazio a situazioni e persone che la capitale piemontese ha offerto allo staff.
“Sì, è andata così, ad esempio Alice Piano, doveva comparire e scomparire nell’episodio 3, ma abbiamo rivisto la scrittura del resto della stagione per non perderla. Volendo si può vedere questo specifico attoriale come una metafora del rapporto con Torino. In mezzo si è messa solo la diffidenza delle aziende e degli investitori per un prodotto troppo nuovo”.
Queste le dichiarazioni del “Bad Boy” della serie, l’ex rugbista e telecronista Luca Tramontin, che invece del classico Hotel ha voluto per la troupe un alloggio “ovale” presso il Settimo Torinese Rugby.
“Io e Claudio Franchi giocavamo insieme a Piacenza negli anni d’oro, adesso lui allena e gestisce l’accademia più grossa del rugby piemontese. Macchè albergo, tutti insieme ai ragazzi, con sala pesi e macchina da mischia per i rari momenti di pausa delle riprese, sia per noi ex che per attori e attrici”.
L’unico atleta con deformità da talidomide a raggiungere la serie A e la nazionale (con 3 nazioni in 3 sport diversi) ha una passione maniacale per Torino e i suoi misteri, soprattutto cinematografici:
“Tutta colpa di Dario Argento e Daria Nicolodi. Ero piccolo, i nonni trasgressivi mi hanno fatto vedere Profondo Rosso anche se era vietato. Da qui la scena chiave in piazza CLN, l’unico capriccio narrativo che mi sono concesso. Abbiamo girato all’una di notte per questioni di audio, so di avere un aspetto horror, infatti i pochi passanti si spalmavano addosso ai muri anche se sapevano che era una finzione. Diciamo che facevo pendant con la scena”.
Imponente per stazza, decisione e senso dell’humor, l’ideatore e co-protagonista veneto sembra rugbisticamente fiducioso di un ritorno a Torino e soprattutto di un allargamento al Piemonte.
“Ha fatto vedere a tutti “A che punto è la notte”, “La Donna della Domenica” e ovviamente “Profondo Rosso” non so quante volte, e ci vuole far visitare i dintorni anche se siamo stanchi – ha dichiarato l’ex compagno di squadra, di telecronache e attuale assistente organizzativo Gianluca Veneziano – E chi ha il coraggio di obiettare?”.