da RIVOLI CITTÀ ATTIVA (Loredana Trinchieri, Carlotta Trevisan, Enzo Vitulano, Fabio Viotti, Roberto Sarto, Gabriele Piras, Silvia Dragna, Piero Miniggio, Ignazio Caruso, Davide Viotti, Alessandra Garro, Filadelfo Castiglia)
RIVOLI – In questa Rivoli, piena di alloggi vuoti in vendita e in affitto, abbiamo proprio bisogno di altri 50 alloggi di lusso in pieno centro? In questa città, dove il piccolo commercio è in sofferenza da anni, abbiamo bisogno di una nuova area commerciale a due passi da piazza Martiri? Qualcuno può davvero pensare che sia questo il modo per affrontare i problemi di traffico e inquinamento che affliggono tutta Rivoli, in particolare gli assi di corso Susa, corso Francia e l’intera area centrale?
Eppure la giunta uscente si appresta a portare in consiglio comunale una proposta di delibera che recita: ”Area ex Enel: approvazione in deroga, in base alla L.R. 106 del 2011, di trasformazione dell’area da area a servizi ad area residenziale e commerciale” con il permesso di costruire in deroga circa 50 alloggi su una superficie di 4500 mq e un’area commerciale di 1550 mq.
Certo c’è il contentino: alla città arriverebbero un bel po’ di soldi tra opere di urbanizzazione e compensazioni, 70 parcheggi privati ad uso pubblico e un po’ di verde.
Quest’area, di 6350 mq, è l’ultima area “libera” nel cuore di Rivoli. Dopo aver ampliato l’ex ufficio delle Entrate e, soprattutto, costruito l’ecomostro denominato Castello di pianura, questa è l’ultima area strategica dove pensare uno spazio aperto, una “porta di ingresso” al centro storico, un tutt’uno con la Villa comunale e il parco.
Certo bisogna fare i conti con la proprietà, ma ci teniamo a ricordare che quell’area, pur essendo di proprietà privata, nel Piano Regolatore vigente, è destinata a servizi, per attrezzature di interesse collettivo e che quindi non c’è nessun obbligo da parte del Consiglio comunale di accettare le pressioni dei privati per un po’ di soldi e parcheggi, e qualche scampolo di area libera. Invece qui si pensa di utilizzare una legge regionale molto discutibile, che dovrebbe giustificare interventi emergenziali, per proseguire la strada di sempre: cemento e tondino nel nome dello sviluppo.
Negli ultimi decenni, dalla risalita meccanizzata a Villa Melano, dal bocciodromo al Castello di pianura, fino ai condomini cresciuti come funghi in corso Susa, le colate di cemento e i grandi cantieri non sono certo mancati. Come pure il traffico caotico e l’inquinamento. Però è mancato lo sviluppo: artigianato e commercio sono in difficoltà, i turisti si tengono alla larga, la cultura è poco più di uno slogan. Se non ci si vuole limitare a “limare” gli appetiti dei privati bisogna avere una propria idea di città e questo è quello che manca da lungo tempo.