dall’ASL TO3
RIVOLI – Anche quest’anno l’Asl To3 ha affrontato per tempo il sovraffollamento che ciclicamente impegna gli ospedali e le strutture sanitarie territoriali: il piano di gestione del sovraffollamento è stato redatto con soluzioni proattive che contenessero e limitassero l’iperafflusso ospedaliero, e misure reattive che consentissero agli ospedali di garantire le migliori cure e la più qualificata assistenza ai pazienti.
Il picco influenzale ha aggravato una situazione emergenziale che riguarda tutto il periodo invernale, con riacutizzazione di patologie croniche e malattie acute di pazienti fragili bisognosi dell’assistenza ospedaliera. Il DEA (diretto dalla dottoressa Paola Molino) ed il reparto di Rianimazione (diretto dal dottor Michele Grio) dell’Ospedale di Rivoli si sono adoperati con grande professionalità per affrontare l’emergenza ed hanno saputo dare risposte cliniche ed organizzative ottimali per i pazienti ed i loro familiari.
Nello scorso mese di dicembre sono stati effettuati 25 ricoveri in Rianimazione (contro i 17 dell’anno precedente), mentre a gennaio 20 (contro i 18 dell’anno precedente) garantendo la massima occupazione possibile di posti letto con adeguamento logistico e tecnologico, nonché di personale da parte dell’Asl To3. Parimenti non è mancata la giusta risposta assistenziale per pazienti oncologici e cronici fragili (16 ricoveri in regime di day-hospital a dicembre, e 26 a gennaio), nonché chirurgici postoperatori (sia in elezione, che urgenza ed emergenza), con il mantenimento degli usuali standard assistenziali ed organizzativi ad un livello molto qualificato.
Il dottor Grio commenta questo frangente: “Devo ringraziare l’abnegazione e le grandi professionalità dei medici, degli infermieri e degli operatori socio-sanitari che lavorano nel mio servizio, nonché l’azienda per il supporto che chi ha costantemente fornito: la resilienza dimostrata da tutti ci ha consentito di curare i nostri pazienti e di dare le risposte che la popolazione si aspetta da un servizio complesso come quello delle cure intensive e dell’urgenza-emergenza in generale. Sono assolutamente certo che, come tanti in Piemonte, continueremo a garantire il nostro motivato impegno a difesa della salute della popolazione del grande bacino d’utenza che copre l’Asl To3, senza risparmiarci e nell’ombra, senza clamori: d’altronde la nostra soddisfazione deriva dal nostro lavoro quotidiano e dal benessere dei nostri pazienti, unico faro dei nostri sforzi quotidiani“.
dal SINDACATO DEGLI INFERMIERI “NURSIND“
In tutti i Dea dell’Asl To3 assistiamo come ogni anno e senza nessuna esclusione al sovraffollamento di pazienti a Pinerolo, Rivoli e Susa sono nella stessa identica situazione: ambulanze in attesa e barelle ovunque.
NurSinD, il sindacato degli Infermieri, ha scritto al ministro Grillo, in questi giorni impegnata nella valutazione delle situazioni emerse nei vari presidi ospedalieri italiani, evidenziando ed illustrando la tragica situazione di Torino e provincia.
“Entrando nel vivo della situazione della nostra Asl, nonostante sia stata una delle poche aziende ad aver predisposto un piano per l’iperafflusso, siamo di fronte a fatti ben noti sia a pazienti che agli operatori che operano nei nostri pronto soccorsi – dichiarano Anastasia De Vito e Giovanni Marino R.S.U e Dirigenti Sindacali NurSinD, oltre che infermieri in servizi di area critica a Pinerolo e Susa – non stiamo scoprendo nulla di nuovo sono situazioni che si ripetono ogni anno e proprio per questo aggravano ancor più il problema..cosa si è fatto per arginare? Come la Regione Piemonte ha posto le condizioni per migliorare la situazione lavorativa degli Infermieri e la qualità di servizio per il cittadino? Le cause sono da ricercare allargando i punti di vista ed andando ad analizzare ogni reparto intra-ospedaliero e ponendo attenzione alle offerte dell’extra ospedaliero. L’Assessorato alla Sanità ha imposto la linea dura ad ogni Direttore Generale e siamo sempre più, insieme ai cittadini, spettatori di tagli e rivoluzioni avventate forse non pianificate a dovere per offrire un servizio ottimale“.
“Mancano le valvole sfogo – ribadisce Marino, le Medicine hanno un tasso di occupazione di posti letto del 100%, pazienti con patologie croniche che diventano difficilmente dimissibili per una rete territoriale non in grado di accoglierli”.
“Il territorio va potenziato – dichiara De Vito – le strutture di lungodegenza devono accogliere un bacino di utenza più ampio, va imposta una maggior progettualità sulla rete territoriale garantendo una sua attività che sia funzionale con l’evoluzione dell’utenza, l’età media è sempre più alta. La rete medico di famiglia, guardia medica, servizi domiciliari, infermiere di famiglia, strutture territoriali devono essere amalgamate con l’obiettivo di offrire un servizio all’utenza che abbassi la percentuale di ospedalizzazioni ed ingressi nei servizi di emergenza. Potenziare i pronto soccorso può essere una strategia, ma diventa solo una risoluzione momentanea ed a volte inefficace se non si riesce ad offrire un servizio adeguato a livello territoriale“.