FOTO / COLLEGNO AL SALONE DEL LIBRO CON “LI CHIAMAVANO MANICOMI”

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dall’UFFICIO STAMPA COMUNE DI COLLEGNO

TORINO – Successo per l’incontro organizzato al salone internazionale del libro “Li chiamavano manicomi”. A quarant’anni dall’approvazione della legge Basaglia, il tema dei diritti è centrale ed è stato discusso nell’arena della Regione Piemonte.

L’assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi ha sottolineato come “la riforma Basaglia oggi sarebbe molto complessa da realizzare per il suo carico di rivoluzionaria visione coraggiosa. La cultura è il motore di trasformazione”.

Il prof. Pier Maria Furlan, psichiatra, ha usato più volte nel suo intervento la parola “rivoluzione”. “La società non era pronta a ricevere e attuare la riforma Basaglia che finalmente riconosceva dignità e diritti anche dei migliaia reclusi negli OP; non significava solo abbattere i muri ma studiare nuove politiche di accoglienza e inclusione. I diritti sono anche quelli della famiglia del malato. I manicomi vennero definiti negli anni ‘60 Lager nazisti. Era troppo facile entrare in manicomio. Ed era molto difficile uscirne. Due terzi di coloro che erano ricoverati non avevano problemi psichiatrici”.

L’on. Umberto D’Ottavio, membro della VII commissione cultura e istruzione alla Camera dei Deputati e già sindaco di Collegno, ha ricordato i momenti storici che hanno accompagnato la promulgazione della legge 180. “L’allora sindaco di Collegno Luciano Manzi aveva provveduto a buttare giù un pezzo di muro. E la legge Basaglia venne approvata in fretta. Bisognava evitare il referendum che i radicali avevano promosso e ricorda Marco Pannella scomparso proprio un anno fa. Quella legge non è perfetta. Da allora sono passati 40 anni. Insieme coi colleghi dell’Emilia Romagna siamo riusciti a far discutere la commissione cultura di questo argomento. Abbiamo cominciato la discussione su come celebrare il 40esimo. Gli emiliani propongono di far diventare il manicomio di Reggio Emilia sede del museo nazione della psichiatria. Ma Reggio Emilia collabori con la costituzione di una rete della memoria. Il 13 maggio sia la giornata della dignità della persona. È una battaglia moderna, attuale, quella sui diritti. La dignità della persona ad oggi viene offesa, un paese come inoltro dove raccogliere eredità e l’insegnamento di Basaglia. Contro la completa alienazione che esisteva nei manicomi”.

Il sindaco di Collegno Francesco Casciano ha aggiunto: “Abbiamo raccontato l’idea alla Regione, proviamo a coinvolgere il presidente della Repubblica. La legge Basaglia è di livello internazionale ma nel modo i manicomi ancora esistono. Pensiamo alle attività che hanno cambiato il tessuto sociale della città. I pazienti psichiatrici volevano affermare la propria dignità con la relazione e la città riconosceva questo diritto. Questo è stato il lavoro dei primi vent’anni anni. I secondi vent’anni sono stati dedicati al recupero del patrimonio architettonico e alla sua valorizzazione. Attraverso la cultura si può guardare ad alti valori con attenzione”.

Molto intenso l’intervento del dott. Silvio Venuti direttore del distretto Asl To 3: “Il manicomio è il luogo dove ci sono posti chiusi. Dove ci sono persone che la società vuole espellere. Perché? Nella società oggi, non ci sono i manicomi, non esistono più? Altri sono i muri. Se il manicomio non esiste più tra muri esistono comportamenti manicomializzanti nella nostra società. I ragazzini emarginati che si suicidato vittime di esclusioni e solitudini sono parte di un profondo disagio intorno al quale la società alza un muro ideologico. Oggi cosa facciamo per produrre salute mentale?”.

E poi Nino Colonna padre dell’agenda Smemoranda nata proprio nell’anno della Basaglia. “Volevamo realizzare un progetto utopistico”. E poi ricorda la Smemoranda di Collegno. “Per la prima volta con spettacoli all’interno dell’ex manicomio buttavamo giù i muri dal di dentro. Le persone venivano murate dentro il manicomio. E fuori sarebbero state bollate per sempre”.

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