RIVOLI, CONSEGNATO L’ATTESTATO DI CIVICA BENEMERENZA AL “SAN MARTINO CALCIO”

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di PINO SCARFÒ

RIVOLI – Su proposta dei consiglieri Federica Vacca, del Movimento 5 Stelle, ed Emanuele Bugnone, del Partito Democratico, durante la seduta consiliare di ieri sera è stato consegnato l’attestato di civica benemerenza della città di Rivoli alla società sportiva ‘San Martino Calcio’, fondata cinquant’anni fa dal sacerdote salesiano don Luigi Ghilardi. Un attestato che i due proponenti definiscono importante per l’attività sportiva che la società svolge in città, “ma soprattutto per l’inclusione sociale che riesce a mettere in campo. Un’importante attività che ci fa sentire onorati di conferire, questa sera, l’attestato di civica benemerenza”, afferma Federica Vacca, ringraziando i volontari per l’importante sostegno che offrono alla società sportiva.

Soddisfazione anche tra i consiglieri di Forza Italia, Francesco Senatore e Alfonso Latieri, che colgono l’occasione per invitare l’amministrazione “a migliorare la strada sterrata che porta al campo sportivo, con una gettata di ghiaia per livellare il terreno, l’illuminazione e il marciapiede, per garantire una maggiore sicurezza ai ragazzi”. Interviene il sindaco, Franco Dessì, evidenziando alcune peculiarità che contraddistinguo la ‘San Martino Calcio’ nel panorama sportivo: “La voglia di partecipare insieme a un’avventura comune, l’accettazione di tutti e non solo dei più bravi, serietà, correttezza e riconoscimento dell’avversario. Tutti nella società sportiva offrono il proprio apporto evitando forme di egocentrismo, dimostrando una sana competitività e una grande scuola di senso civico”. Il microfono passa al presidente Luigi Viacelli, che ringrazia il consiglio comunale per il riconoscimento, coloro che hanno aiutato la società nei momenti più critici o l’hanno supportata. Conclude citando alcune frasi di don Ghilardi che ritiene essenziali per la società sportiva: “Siamo chiamati a cambiare il cuore di ogni ragazzo o ragazza che incontriamo. Siamo chiamati a farlo in campetti spelacchiati di periferia (e non nei grandi stadi); dentro spogliatoi sgangherati dove magari le docce non funzionano, ma dove si respira uno straordinario profumo di umanità; siamo chiamati a farlo nell’anonimato più completo lontani anni luce dalla ribalta dei giornali e delle televisioni del grande sport; siamo chiamati a farlo facendo notte in sedi di società sportive spesso ricavate nei sottoscala di qualche parrocchia; siamo chiamati a farlo con quello sguardo sempre attento ai deboli, agli ultimi, a quelli che non vuole nessuno. Far crescere i giovani è il nostro dono più grande”.

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