COLLEGNO, ALLA SCOPERTA DEL CAMPO VOLO E DEL SUO FUTURO / FOTO

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COLLEGNO – Fino al 1986 il campo volo misurava un milione e centomila metri quadrati, prima che la Fiat ne vendesse 500 mila metri all’immobiliarista Zunino; oggi di proprietà della Banca Popolare di Lodi. L’area rimasta, gestita dall’Aereo Club, è suddivisa in parti uguali tra Regione e Comune di Torino, 44 percento a testa, il 10 percento circa appartiene alla Città Metropolitana e soltanto il 2 percento circa è ancora in mano alla Fiat.

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L’ex sindaco, Silvana Accossato, spiega che durante il suo mandato l’amministrazione stava tentando di acquisire l’aera di proprietà della banca, “facendola diventare un grande parco metropolitano per impedire speculazioni edilizie”. In cambio, il Comune avrebbe concesso alla banca di realizzare 80 mila metri cubi d’intervento edilizio su altre aree di proprietà o su terreni che l’ente avrebbe messo a disposizione: “La politica allora lo riteneva un elemento di garanzia perché ciò avvenisse e si era pensato a un’ipotesi perequativa già praticata a Torino e Grugliasco”.

L’idea dell’acquisto andò avanti per diverso tempo e i tentativi successivi furono di ridurre a 35 mila metri cubi l’aera edificabile a disposizione della banca: “Poi non se ne fece più nulla”; conclude l’Accossato. Dal Comune assicurano che il terreno è tuttora inserito nel piano regolatore come area agricola.

Il campo volo annovera trecento soci, 1,3 milioni di introiti e altrettante uscite e riceve piccoli contributi per attività o manifestazioni sportive dai Comuni di Collegno e Torino: “Abbiamo realizzato il Trofeo della città di Torino, il centenario della nascita dell’Aero Club e da cinque anni organizziamo la giornata dei bambini dell’ospedale Regina Margherita, portandoli in volo”; spiega il segretario dell’Aereo Club, Danilo Spelta, citandone alcuni. Nell’aeroporto possono atterrare aerei che non superino le dieci tonnellate, normalmente però viene utilizzato da bimotori e monomotori da due e una tonnellata, oltre agli alianti che non superano i 350 chilogrammi. L’attività principale dell’Aereo Club è la scuola per piloti, dove i soci possono frequentare corsi per acquisire le licenze per alianti, per volo a motore e volo strumentale, quest’ultimo permette un utilizzo lucrativo. L’Aero Club consente agli aerei privati di atterrare senza dover pagare il pedaggio, una ghiotta opportunità considerando che a Caselle chiedono 150 euro.
Prima di lasciare l’aeroporto, abbiamo fatto una visita alla torre di controllo, incontrando il responsabile Antimo Bertolino e i colleghi Gianmaria Borsarelli e Luca Cocola che ci hanno illustrato alcuni dettagli della loro strumentazione: “Forniamo informazioni ai piloti per atterrare o decollare in sicurezza”. Accennando ai pericoli che i piloti possono incontrare durante il volo, ci hanno spiegato che quando il vento soffia frontalmente non è rischioso, anche se frena la corsa dell’aereo, invece lo diventa quando soffia di traverso o in coda e il pericolo si accentua quando le piste non sono lunghe a sufficienza per garantire un ampio spazio di atterraggio. E aggiungono: “Il peggiore degli incontri avviene quando si ha di fronte il ‘cumulo nembo’, una massa di nubi e vento che contiene tutti i fenomeni della meteorologia”. Il campo volo consta di tre piste con ventimila movimenti l’anno e non possiede un proprio radar, quando necessità, però, la torre di controllo utilizza quello di Caselle che copre un’area di 50 mila miglia. La caratterista principale del campo volo è il servizio pubblico di soccorso, infatti si propone come base per l’elisoccorso. L’equipaggio è composto da un pilota, un tecnico di volo, un esperto del soccorso alpino, un medico rianimatore e un infermiere. Durante la stagione delle valanghe si aggiunge un cinofilo accompagnato dal cane: “Le scelte del pilota sono fondamentali per l’incolumità dell’equipaggio, infatti deve essere in grado di valutare il rischio, considerando che per salvare una persona potrebbe mettere in pericolo l’intero personale a bordo”; spiega Bertolino. L’aeroporto potrebbe fungere anche da base operativa in caso di calamità naturali. “Il giorno della sciagura aerea che ha coinvolto il Grande Torino, il velivolo doveva atterrare qui”; chiosa Spelta.

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