di DIANA TASSONE
RIVOLI – Ieri, 11 Maggio, si è tenuto un incontro con il Sindaco Dessì e gli assessori comunali, presso la sede del comitato Maiasco, per discutere della scuola Neruda. La sala era gremita e diversi bambini e alcuni presenti erano muniti di magliette e cartelli con su scritto “Giù le mani dalla Neruda”, il motto per cui lottano mamme e abitanti del quartiere.
Nel corso della riunione c’è stato un dibattito acceso tra l’amministrazione comunale e il quartiere, che si è stretto la mano e si è unito per difendere la propria causa e far dunque sentire la propria voce.
Il sindaco Dessì dà inizio alla discussione spiegando che, se non fosse necessario, non chiuderebbe la Neruda. “A noi tocca osservare le esigenze e gli interessi della città, anche con la consapevolezza di non ricevere applausi”. Il sindaco prosegue esponendo una serie di dati e quantificando la problematica della chiusura della scuola. Secondo i dati raccolti, perciò, a Rivoli risulterebbero 3900 iscrizioni di bambini, che rappresentano un saldo negativo rispetto alle previsioni fatte, secondo cui ci sarebbero dovute essere almeno mille iscrizioni in più. Tali ridondanze si concentreranno perciò nelle scuole, soprattutto elementari. Sempre secondo i dati del sindaco, in termini di occupazione la Neruda ha un saldo negativo, poiché a fronte di una capacità di dieci aule ne può riempire solo tre. Il tasso di occupazione della scuola perciò raggiunge solo il 26%. “La scuola Neruda è quella che ha i dati più sensibili e, basandoci su quest’ultimi, abbiamo preso la decisione di chiuderla”. Il sindaco Dessì non si mostra però d’accordo con l’approccio assunto dalle mamme e dagli abitanti del quartiere, dal momento che la responsabilità della chiusura è dell’amministrazione, basandosi su dati più che realistici e negativi, secondo il loro parere. L’amministrazione comunale ha inoltre deciso, in vista dei disagi derivanti dalla chiusura della Neruda, di offrire, a titolo gratuito, uno scuolabus per il trasporto dei bambini. “Il 18 maggio, durante il consiglio comunale la nostra decisione sarà definitiva, aspettiamo solo che l’organo comunale si pronunci. La decisione non è stata presa a cuor leggero”.
Mamma Luisa, non perde occasione di partecipare al dibattito, e di far udire la voce comune del quartiere, spiegando cosa significherebbe per il Maiasco chiudere la Neruda: “La scuola è uno strumento per agire sul futuro. La sua chiusura porterebbe alla ghettizzazione del quartiere, creando, di conseguenza, costi sociali più alti rispetto al risparmio ottenuto con la chiusura. I negozi ne risentirebbero e le case verrebbero svalutate, causando, di conseguenza, un assenza di cambio generazionale”. La mamma prosegue: “Abbiamo impiegato molto tempo a toglierci l’etichetta di bronx. Non ce la ridate”.
Tutti i genitori presenti erano d’accordo nell’affermare che la Neruda è un’ottima scuola, ristrutturata da poco e pagata con le tasse dei cittadini, quindi, perché scegliere di spostare i bambini dalla Neruda all’Allende, situata nei pressi della tangenziale, priva di zone verdi, e che possiede inoltre due stanze chiuse per la presenza di campi elettromagnetici? È su queste note che interviene l’assessore Fimiani, che tenta di tranquillizzare i genitori sostenendo che, dopo alcune analisi dell’ ARPA, hanno appurato che i campi elettromagnetici sono sotto controllo e al di sotto della soglia di pericolo.
A questo punto la domanda dei genitori sorge spontanea: “Avete scelto la nostra scuola solo sulla base dei numeri? Questo quartiere ha il diritto di sopravvivere”.
L’assessore Zoavo ribadisce: “Prenderemo la decisione con tutte le responsabilità che ne derivano”. Gli abitanti perciò si rivolgono al consiglio comunale facendo appello ai consiglieri perché decidano a favore della Neruda, Tetti e dell’Istituto musicale. “Chiedo ai consiglieri di mettersi una mano sul cuore. Ve lo chiedo per favore, noi vi abbiamo votato perché crediamo in voi”, riprende mamma Luisa.
Vi sono inoltre altri due interrogativi posti dai presenti, ovvero quale sarà il futuro della struttura e qual è il risparmio che si ottiene dalla chiusura della scuola.
Il sindaco si affretta a rispondere che l’ipotesi avanzata dall’amministrazione è di installarvi un centro di formazione per adulti, o riservare comunque delle aule per le altre scuole. In ogni caso, dal momento che non tutti i presenti si sono mostrati entusiasti, il sindaco si dice aperto a nuove proposte e idee. Per quanto riguarda i costi, secondo i dati raccolti, chiudendo la Neruda si otterrebbe un risparmio di 120 mila euro, contro una spesa di più di un milione per la gestione dell’edificio.
La discussione prosegue con il consigliere di Forza Italia, Senatore, che interviene dicendo: “prego il sindaco di ritirare questa decisione”. Il consigliere si lancia in un discorso concitato affermando che il quartiere ha pagato per anni l’abbandono dell’amministrazione e che chiudere la scuola significherebbe lasciar morire il quartiere. “Il 18 voteremo no. La Neruda deve rimanere aperta, perché è il cuore pulsante del quartiere”.
E se l’assessore Zoavo afferma: ”se teniamo aperta una scuola per tre classi soltanto, i bambini non avranno la possibilità di confrontarsi, e la scuola risulterebbe incompleta”, una mamma risponde: “sto vedendo morire una scuola senza che questa possa dire la sua”.
In ultima istanza il sindaco sostiene che raccogliendo i dati avranno anche quantificato una scuola, e sebbene i numeri non dettano le decisioni, sono molto importanti. “Vogliamo mantenere aperto un dialogo con il quartiere, anche se critico. Al di là di cosa decideremo di farne, la Neruda continuerà ad essere in uso”.
“Stiamo parlando di bambini”, sostiene una signora presente, “e quando escono da scuola il quartiere e i negozi si rianimano. I nonni si rianimano. Perché volete toglierci tutto questo?”.
Purtroppo la scuola si è trasferita da noi