RIVOLI, LO SCANDALO DELLE SCALE MOBILI AL CASTELLO / GUARDA LE FOTO DELLA VERGOGNA

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di ANGELO FRANCO GIORDI

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RIVOLI – Rivoli Castello, risalita meccanica: scatti del Colle stuprato. Per tutti i Rivolesi l’argomento è noto ma senza alcuna ombra di dubbio gli scatti che state per vedere vi lasceranno non semplicemente interdetti ma anche schifati. E vi faranno arrabbiare soprattutto quando ripenserete agli oltre tre milioni di spreco e degrado del nostro denaro, quello pubblico, quello con cui ci troviamo a fare i conti alla fine del mese (ma sempre più spesso anche a metà), quello che tra una rinuncia e l’altra viene prelevato dai nostri stipendi per poi disperdersi dietro al vetro dell’operatore postale da cui andiamo a pagare tasse, bollettini e quant’altro.

Sparendo nei meandri del nulla, dissolvendosi dentro all’inaccessibile paradiso delle imposte-fantasma. Quelle di cui si perde ogni traccia.

Una passeggiata per Rivoli ed eccoci velocemente su piazza Marconi, sede dello storico ed omonimo locale, qui ci si arriva con un sorrisetto di soddisfazione scaturito dalla bellezza del centro storico appena attraversato, inoltre la visuale del Castello che man mano si avvicina è non soltanto un bel vedere ma proprio una meraviglia. Tra profumi, antichi tetti ed alberi secolari, saliamo in direzione di Via Melano e successivamente imbocchiamo la pedonale Via Vittorio Amedeo II a ridosso dell’ultima porzione di collina proprio sotto al Castello, dove l’entusiasmo crolla alla vista di una struttura di risalita mobile chiusa da anni, un intervento non soltanto inguardabile ma pure estremamente inutile. Da qui i primi veri colpi al cuore.

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Ma quali sono le premesse che hanno portato alla realizzazione della tanto contestata Risalita Meccanizzata?

Ecco le parole del sindaco di Rivoli Franco Dessi, eletto nel 2014 per il suo 2° mandato.

Sono due gli elementi che negli anni ’80 hanno contribuito a migliorare il centro storico di Rivoli: la destinazione del “nostro” Castello a Museo d’arte contemporanea e la pedonalizzazione di via fratelli Piol.

L’intero dibattito sulla cosiddetta risalita meccanizzata è dentro questa premessa. Si tratta, in altre parole, di continuare quel forte e invisibile legame che intreccia la vita del nostro Castello con la sua città.
La premessa non è delle peggiori, ammettiamolo, l’idea di unire strategicamente la città al suo importante Castello sede tra le altre cose di uno dei più apprezzati musei di arte contemporanea del bel paese, avrebbe avuto un senso se realizzata e concretizzata in maniera più seria, magari includendo nel progetto la possibilità di accesso ed utilizzo anche da parte di turisti e concittadini disabili, magari evitando di rovinare un colle privandolo delle sue fondamenta ed alterandolo negativamente sia sul piano paesaggistico che su quello ambientale.

Ma sui disabili c’è una piccola grande parentesi che vorrei aprire e chiudere (drasticamente): il Comune di Rivoli per sopperire a tale disservizio verso i soggetti vittime di disabilità fisica, ha istituito la possibilità di prenotare gratuitamente un taxi al numero verde 800 260 315 per essere trasportati da piazza Martiri della Libertà (alla base di Rivoli precisamente al termine di Corso Francia arrivando da Torino) fino al piazzale del Castello.

Chiamando il call center risponde una voce registrata la quale molto sinteticamente ci comunica che il Servizio è inesistente. Tristezza, disagio e rabbia.

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Ma andiamo a dare un’occhiata veloce a questo lungo processo di spreco di denaro pubblico e stupro architettonico nonché ambientale (info tratte dal sito del Comune di Rivoli, dal Fatto Quotidiano).

Ottobre 2002 – Il progetto prende il via con la convocazione di una costosissima selezione di architetti, ben cinque menti differenti, i quali hanno il compito di valutare la soluzione migliore al progetto che fino ad allora era stato soltanto utopicamente e lontanamente immaginato.

Dicembre 2002 – un comitato scientifico, composto da esponenti del Politecnico di Torino, della Regione Piemonte e della Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici, individua il progetto più adatto e qualificante.

12 febbraio 2004: l’architetto Andreas Vass, vincitore del concorso, illustra pubblicamente il progetto preliminare;

Marzo 2005: il Comune di Rivoli approva il progetto, un tappeto mobile che collega i turisti dalla collegiata alta al piazzale del castello;

Aprile 2005: viene contestata l’utilità della risalita da diverse associazioni Rivolesi le quali costituiscono un comitato volto alla richiesta di un referendum tra la popolazione cittadina;

Febbraio 2006: la Giunta comunale dichiara che ci sarà un referendum ma che questo non sarà rilevante ai fini delle decisioni sul da farsi, ovvero la risalita sarà costruita punto e basta;

Marzo 2006: la Regione dichiara che si prenderà carico delle spese di manutenzione di questo grande ed obiettivamente orribile tapis roulant;

Luglio 2006: Al referendum su 43.000 aventi diritto al voto, solo 8212 si reca alle urne, la maggioranza è stata un NO ma la risalita saddafare;

Ottobre 2006: partono i lavori ma gli esponenti di quel “no” così spudoratamente ignorato decidono di bloccare due volte il cantiere;

Anno 2007: i lavori proseguono ma la collina viene stuprata, privata della maggior parte della sue Acacie;

Anno 2008: nuovo stop al cantiere per i rinvenimenti di opere o parti di opere di valore architettonico o artistico, risalenti all’epoca medievale;

Anno 2009: emerge che le scali mobili non potranno ospitare turisti e cittadini disabili;

Agosto 2010: il cantiere è finito ma l’amministrazione Rivolese deve fare i conti con la casa costruttrice che chiede ben cinque milioni in più per la realizzazione dell’opera, i quali verranno riconosciuti successivamente soltanto in parte;

17 Settembre 2011 nel più completo silenzio la scala mobile Rivolese entra in funzione.

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Ad oggi la Risalita Meccanizzata è inutilizzabile, chiusa, sporca, arrugginita, da una quantità indefinita di mesi ed anni poiché lo stupro della collina ha comportato l’abbattimento degli alberi, Acacie che stavano li da almeno 80 anni e piante che da sempre sostenevano il terreno. Il risultato è un colle in smottamento, pericoloso, possibile causa di frane, disastri e crolli verso il basso.

“Non serve a nulla e vista dal Castello sembra un bunker”, le dure parole dell’architetto Bruno (curatore del restauro del Castello di Rivoli), concetto sul quale mi trovo completamente d’accordo.

Condividiamo le immagini di questo furto che rappresenta la più triste storia di Rivoli.

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1 COMMENTO

  1. Questa opera, se cosí si puo’ definire, e’ un inno allo schifo, sembra veramente un bunker della seconda guerra mondiale, tutto sto ferro arruginito uno schifo inguardabile, io non so chi e come abbia fatto ad approvare una scempiaggine simile, veramente come rovinare, violentare, deturpare il paesaggio, e tutto questo a nostre spese

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