MALTRATTAMENTI AI FIGLI, ASSOLTO L’EX SINDACO DI RIVOLI TRAGAIOLI: “IL FATTO NON SUSSISTE”

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RIVOLI / ROSTA – Martedì 18 febbraio l’ex sindaco di Rivoli e Rosta, Andrea Tragaioli, è stato assolto dalle accuse di maltrattamenti ai figli adolescenti e omessa custodia di armi. Assolto a formula piena, perché il fatto non sussiste: questa è la sentenza del processo nel primo grado di giudizio, emessa dal Tribunale di Torino. La pm Monica Supertino lo accusava di aver maltrattato tra il 2020 e il 2022 i due figli minorenni, allora in affido condiviso con la ex moglie.
Tutto nasce dalla segnalazione della scuola che frequenta il figlio e la successiva denuncia dell’ex moglie. Agli insegnanti di scuola, il ragazzo aveva confidato il rapporto difficile con il padre, e di aver sofferto per alcuni suoi atteggiamenti. Il Tribunale civile aveva di conseguenza sospeso gli incontri tra l’ex sindaco e i figli. Durante il processo, con la formula dell’incidente probatorio, il figlio minorenne aveva riferito alcuni presunti episodi in cui sarebbe stato maltrattato dal padre: lo aveva accusato di avergli scagliato un pezzo di legno addosso, di averlo insultato e di avergli tenuto la testa sott’acqua durante una vacanza al mare, come punizione per un diverbio avvenuto con un altro bagnante. Altri episodi riguardano presunti calci e pugni. Tragaioli ha negato e smentito ogni episodio raccontato dal figlio. E i giudici gli hanno dato ragione, hanno appurato che il fatto non sussiste, e l’hanno assolto da tutte le accuse.
Prima della sentenza, Tragaioli ha fatto alcune dichiarazioni spontanee, facendo riferimento al periodo del Covid, quando si sarebbero verificati i fatti del processo: “I miei figli non li ho visti per mesi, ma era per proteggerli dal contagio. Ero responsabile della salute pubblica dei miei concittadini (…). I miei figli hanno cominciato a essere ostili quando nella mia vita è entrata la mia nuova compagna (…) Era un momento molto difficile per gli amministratori locali – ha detto – non ho mai preso a sberle o calci i miei figli. Posso aver dato a mio figlio dello scemo o della capra quando litigava con la sorellina, ma niente di più (…). Non ho mai preso a schiaffi mio figlio, né gli ho mai lanciato addosso degli oggetti. Lo rimproveravo quando si comportava male a tavola: buttava il cibo, giocava con il telefonino e non ho mai condiviso queste abitudini. È senz’altro capitato di avergli dato un buffetto sulla nuca. Posso avergli dato dello scemo, della capra o dell’asino, ma insulti mai”. Assolto anche dall’accusa dell’omessa custodia delle armi: “Non ho fatto usare armi vere a mio figlio. Abbiamo sparato con un fucile ad aria compressa e gli ho fatto vedere i fucili di mio padre. Io ho il porto d’armi, ma l’unica pistola entrata in casa mia era quella di mio papà, ex comandante dei vigili. Ma era in cassaforte e anche i fucili erano ben custoditi”.

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