LA STORIA DEL BLACKJACK

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Il blackjack rappresenta senz’altro uno fra i giochi di carte più conosciuti e praticati al mondo. È uno degli intrattenimenti imprescindibili per ogni casinò che si rispetti, ha fatto la sua comparsa in numerose opere come film, libri e videogiochi, e continua a godere di enorme popolarità anche grazie alla sua diffusione su applicazioni mobili. Il suo successo è sicuramente dovuto a una sua unicità: costituisce infatti un gioco nel quale assume fondamentale importanza la capacità di fare dei calcoli probabilistici sulla base di informazioni parziali, e questa capacità è direttamente legata all’esito delle partite. Una cosa meno nota, invece, è come si sia arrivati al blackjack così come oggi è conosciuto: dove è nato, come si è diffuso e come è cambiato nel corso degli anni.

Se è vero che non si hanno certezze circa l’esatto luogo di origine del blackjack, è invece assodato che nella Spagna seicentesca di Cervantes esistono testimonianze di un gioco che col blackjack presenta importanti somiglianze. La prima viene da un dizionario: in uno edito nel 1611, alla definizione di carta, si cita un gioco chiamato Ventiuno. E proprio all’autore del Don Chisciotte, che continua a essere ispirazione per le più svariate iniziative, ed a uno dei suoi scritti si deve un’altra fondamentale testimonianza, risalente al 1613: in quest’anno infatti esce la raccolta contenente il racconto Rinconete y Cortadillo, nel quale i due protagonisti sono giocatori appassionati di Veintiuna. Il racconto fornisce anche una sommaria spiegazione del gioco, il cui scopo è raggiungere e non superare il punteggio di 21 punti dati dalle carte, fra le quali l’asso ha un doppio possibile valore di 1 o 11, a scelta a seconda della necessità del giocatore. Il nome del gioco che riprende il punteggio, il valore delle carte, perfino il doppio possibile valore da dare a una carta specifica: le somiglianze con le regole del moderno blackjack sono tali da far ritenere plausibile che il gioco spagnolo sia il primo antenato di cui si abbiano notizie certe.

Testimonianze successive, e ben certe, arrivano dalla Francia: nel 1768 si fa menzione di un gioco noto come Vingt-Un all’interno del Mercure de France, un periodico letterario, descrivendolo come un gioco risalente. Questo fatto, unito al nome che, in francese, indica la cifra 21, fa ritenere che il gioco descritto non sia altro che il Ventiuno o Vientiuna spagnolo, noto quindi nella Francia prerivoluzionaria. In Francia il gioco venne largamente apprezzato e praticato: si tramanda che fosse discretamente in voga persino alla corte reale e lo stesso Napoleone, il cui nipote divenne un volto noto dell’ambiente, ne era un estimatore considerandolo superiore a numerosi altri giochi di strategia. Il gioco consolidò il suo nome abbastanza uniformemente come Vingt-et-Un, e anche grazie alla crescente influenza francese cominciò a diffondersi in tutta Europa.

Il nome odierno del gioco, invece, risale a quando questo arrivò negli Stati Uniti al seguito degli immigrati europei. Nel corso del 1800, similmente a quanto accaduto per altri passatempi come il poker, il gioco prese a diffondersi di pari passo alla colonizzazione degli sterminati territori statunitensi: fra i tentativi di rinnovarlo, uno diede i natali al nome attuale. Infatti in questo contesto si sperimentò una regola per la quale veniva premiata una mano in particolare, considerata perfetta: quella che componeva il valore di 21 con un asso e un fante di seme nero, ossia un black jack. Se la regola venne presto accantonata il nome rimase invece a identificare per estensione il gioco, ormai arrivato alla sua forma definitiva.

L’interesse intorno al gioco ha fatto sì che in molti, nel corso degli anni, vi si siano approcciati partendo dallo studio delle regole del blackjack, pubblicando saggi e guide strategiche: uno studio in particolare, a opera di Edward Thorp, è alla base del libro “Beat the Dealer”, considerato quasi come un manuale di sopravvivenza.

Il successo del blackjack continua a essere estremamente attuale e a rifletterne la sua diffusione nella cultura popolare: dal grande schermo, dove è stato protagonista del film del 2008 “21”, a serie tv e perfino a serie animate, come gli svariati riferimenti fra Futurama e I Simpson. Il fatto che il blackjack abbia così tanto successo è sicuramente più comprensibile alla luce del fatto che sopravvive, immutato nelle sue regole di base, da oltre quattro secoli.

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