OSPEDALE DI RIVOLI, RIANIMAZIONE “IMPROVVISATA”: I SOLDI NON ARRIVANO

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di ANDREA MUSACCHIO

RIVOLI – Un reparto di rianimazione covid improvvisato, e fondi ancora lontani. E’ questa la situazione dell’ospedale di Rivoli, ripresa dall’inchiesta giornalistica di ‘Quarta Repubblica’, il programma condotto da Nicola Porro su Rete 4. Nei mesi di marzo la struttura ospedaliera aveva trasformato un magazzino in un reparto di rianimazione per far fronte all’emergenza coronavirus. Il risultato diede i suoi frutti, permettendo ai pazienti gravi di non sostare nei corridoi tra la vita e la morte.

Ad oggi il reparto si trova nelle stesse condizioni di marzo. Ma, come ha sottolineato il primario dell’ospedale Michele Grieco, quella non è una rianimazione del 2020, in quanto necessita di lavori di adeguamento strutturale: all’interno del reparto, infatti, i letti sono quelli della degenza ordinaria e gli spazi non sono consoni. Il reparto andrebbe “demolito e rifatto”, come prevede il progetto presentato e approvato prima in Regione e successivamente dal Ministero.

Ma come fare? E’ possibile fare dei lavori in un periodo delicato come questo? La risposta è no, in quanto per permettere queste operazioni, bisognerebbe chiudere il reparto di rianimazione. Si potevano fare prima? Forse sì. Come viene sottolineato dal dottor Grieco, nel mese di giugno l’ospedale non ha avuto neanche un caso positivo, e quindi i lavori si potevano fare fino a settembre.

E allora la domanda posta durante il programma è la più scontata: perché i lavori non sono ancora partiti, visto che i soldi sono stati stanziati a maggio con il Decreto Rilancio? La risposta la si può trovare nella data di pubblicazione del bando. Anche se i soldi sono pronti da maggio, il bando di gara – affidato a Domenico Arcuri per ristrutturare e costruire 3.400 posti letto di terapia intensiva, e 4.200 di sub-intensiva – è stato pubblicato il 1° ottobre: 5 mesi dopo lo stanziamento dei fondi. Il bando è scaduto ieri, lunedì 12 settembre, e i lavori partiranno alla fine del mese.

Nei giorni scorsi, la colpa per il ritardo è stata data alle varie Regioni, “colpevoli” a detta di Arcuri di aver presentato i loro piani in ritardo, e per questo le gare non sono ancora partite. Eppure, il Piemonte è stato il primo a presentare la domanda, ossia il 12 giugno. L’ultima, in ordine cronologico, è stata la Campania: il 23 luglio. Da questa data al 1° ottobre sono comunque passati più di 2 mesi.

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