dell’ISTITUTO NEMI
RIVOLI – Stiamo vivendo un momento difficile a livello individuale e collettivo. La pandemia in corso ci costringe a limitare le nostre libertà e a rivedere drasticamente le nostre abitudini e priorità, ma ci spinge anche ad affrontare argomenti di solito trascurati, come la prevenzione primaria. Oggi tutti vogliono sapere come rinforzare le proprie difese immunitarie e ovunque si leggono indicazioni su cosa fare in tal senso. Purtroppo, molto spesso le soluzioni proposte si limitano all’assunzione di integratori, come la vitamina C, lo zinco, o la vitamina D, oggi molto di moda. Questo tipo di strategia, tuttavia, presenta diversi problemi.
I limiti degli integratori
Innanzitutto, non tutte le vitamine possono essere prese con leggerezza: se l’eccesso della C infatti può essere facilmente smaltito dal nostro organismo, altre come la D o la A possono causare dei problemi quando si assumono senza presentare un reale stato di carenza. Poichè sono liposolubili, infatti, possono essere accumulate all’interno dell’organismo. Anche gli oligoelementi, come lo zinco, possono avere delle controindicazioni e non andrebbero presi senza la valutazione di un esperto.
In secondo luogo, l’assunzione di integratori concentrati spesso non è efficace come crediamo. Negli alimenti, infatti, queste sostanze si trovano complessate con altre che ne favoriscono l’assorbimento e l’assimilazione. Inoltre, nei vegetali sono anche presenti fibre, che nutrono la nostra microflora intestinale, direttamente coinvolta nella trasformazione di molte vitamine, rendendole utilizzabili dal nostro organismo. Negli integratori questa complessità non è presente, rendendo così meno disponibili le sostanze che assumiamo.
La cultura della prevenzione
Nel nostro Paese, purtroppo, manca la cultura di una vera prevenzione primaria, che spesso viene confusa con lo screening precoce. La vera prevenzione, quella definita primaria, non ha a che fare con esami di laboratorio e indagini radiografiche, volte a individuare una malattia in fase iniziale, in modo da evitare i rischi peggiori. Non si limita nemmeno all’assunzione di integratori che, come abbiamo visto, non sempre sono così efficaci e sicuri.
La prevenzione primaria riguarda lo stile di vita, le abitudini alimentari e il nostro comportamento quotidiano. Essa si attua ogni giorno, in quanto il suo scopo è preservare il prezioso dono della salute. Pensare per la prima volta alla prevenzione nel corso di una pandemia mette in risalto le nostre carenze culturali sull’argomento. La prevenzione, infatti, per definizione dovrebbe partire prima di essere esposti alla malattia.
Pretendere di rinforzare le nostre difese adesso, senza esserci mai presi realmente cura del nostro benessere è come aspettarsi di mettere insieme un esercito improvvisato quando il nemico è ormai alle porte. Con questo non intendiamo dire che sia inutile: ci sono molti accorgimenti che si possono prendere anche ora per aiutare il nostro sistema immunitario. Ma è importante comprendere che questo non basta. L’attuale pandemia ci offre quindi l’occasione di imparare a vivere in modo più sano, acquisendo comportamenti salutari che devono diventare un’abitudine di vita e non un rimedio di pronto intervento. Cosa fare allora? In questo e nei prossimi articoli cercheremo di darvi qualche indicazione utile.
L’importanza dell’alimentazione
Alla base della salute c’è un’alimentazione sana, variegata ed equilibrata. Essa si fonda su alcune semplici regole, che sono ormai note a tutti, ma che penetrano con difficoltà nelle nostre abitudini.
Prima di tutto dovrebbero abbondare verdure fresche e di stagione, possibilmente a km 0. I vegetali provenienti da culture intensive, infatti, sono poveri dal punto di vista nutrizionale, in quanto provenienti da terreni esausti, arricchiti artificialmente con concimi sintetici e irrorati di pesticidi. Meglio scegliere le verdure del contadino del nostro territorio, che, oltre ad essere più ricche di vitamine e minerali, sono anche più saporite. Naturalmente lo stesso vale per la frutta di stagione.
Dovremmo anche variare maggiormente i cereali, non limitandoci solo alla pasta bianca e al riso raffinato. C’è moltissima scelta, dal farro all’orzo, fino ai simil-cereali come il sorgo o il miglio. Soprattutto se consumati in chicchi integrali, sono molto ricchi di minerali e fibre e hanno anche un discreto contenuto in proteine. Attenzione, però, perché se abbiamo l’intestino infiammato potremmo non tollerarli: meglio allora rivolgersi alla forma semi-integrale o raffinata, almeno fino a che questo delicato organo non si sarà riequilibrato.
Cosa dovremmo limitare
Sarebbe bene limitare le farine molto raffinate, come la 00, e il pane bianco, soprattutto se molto ricco di mollica: come i latticini, infatti, aumentano la produzione di muco, che va a disturbare l’intestino e le difese delle vie respiratorie.
Anche gli zuccheri raffinati sono deleteri per la salute del nostro sistema immunitario: limitiamoli il più possibile, prestando attenzione anche a quelli nascosti nei cibi lavorati. A questo proposito è importante ricordare che li contengono non solo i prodotti dolci, come biscotti e succhi di frutta, ma anche preparazioni salate, come sughi e condimenti.
Andrebbe limitata anche la carne, soprattutto rossa, e ancora di più quella trasformata, come gli insaccati e gli affettati. Per soddisfare il nostro fabbisogno di proteine possiamo aumentare il consumo di legumi, senza esagerare.
Il valore nascosto del cibo
La parola chiave di un’alimentazione sana è infatti moderazione. Tutti i cibi sono ammessi, purché nella giusta misura. È quindi ammesso lo strappo alla regola, purché sia l’eccezione e non la consuetudine. Anche la psiche infatti vuole la sua parte e non possiamo dimenticare che, nel nostro Paese soprattutto, il cibo è molto di più di ciò che mangiamo: è la nostra cultura, portatore di emozioni, ricordi e significati ed è alla base della nostra socialità.
Noi italiani amiamo sederci insieme a tavola, parlando di cibo anche mentre mangiamo. Non trascuriamo allora l’importanza del contesto in cui ci nutriamo: evitiamo di guardare i telegiornali durante i pasti e dedichiamo altri momenti all’informazione. A tavola coltiviamo la convivialità, il buon umore e l’allegria il più possibile. Porteremo così al nostro corpo un nutrimento che va ben al di là delle sostanze che assumiamo, sostenendo anche il nostro umore insieme al sistema immunitario.
Conclusioni
Concludiamo qui questo primo articolo dedicato alla prevenzione, augurandoci che questa pandemia ci insegni a prenderci maggiore cura della nostra salute ogni giorno e non solo quando la sentiamo minacciata da un nemico invisibile. Ma la prevenzione non si limita a ciò che mettiamo in tavola, pertanto, nei prossimi articoli, vedremo quali strategie possono essere utili per fare prevenzione a tutto tondo.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito web www.istitutonemi.com oppure chiamare al 331 2551927.
(Informazione pubblicitaria a cura della New Press)