ALPIGNANO, RIAPRE LA SCUOLA GRAMSCI DOPO 4 ANNI

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dal COMUNE DI ALPIGNANO

ALPIGNANO – “Nella cultura del riuso, che segna la tendenza attuale di tutta la disciplina urbanistica, un edificio funzionale degli anni settanta può essere recuperato. La scuola Gramsci va riaperta subito, procedendo con un piano di interventi manutentivi, che la rendano fruibile appena possibile“. Questo quanto scrivevamo nel nostro programma elettorale, che evidenziava la precisa volontà di recuperare la scuola, uno degli esempi meglio riusciti di edilizia scolastica, con i sui grandi e luminosi spazi e la collocazione urbanisticamente strategica in una parte di città che non poteva stare senza una scuola.

È per questa ragione che l’improvvisa e inattesa chiusura, a giugno 2015, per volontà dell’ex sindaco Da Ronco, ha fatto sì che il nostro gruppo politico, allora in opposizione, prendesse una vivace posizione di contrarietà a questa decisione che a nostro parere non era supportata da valide ragioni, se non dalla volontà di vendere l’area per costruire dei palazzi.

Da lì molte sono state le storie che si sono intrecciate, sulle ragioni di una scelta così drastica e soprattutto sugli obiettivi che si volevano raggiungere; sta di fatto che la ragionevole presunzione che il mondo dell’edilizia è un mondo che promette rilevanti ed egregi esempi di recupero del patrimonio pubblico è stata il faro che ha illuminato la volontà della giunta Oliva, diventando uno dei punti cardini del programma di mandato. E oggi si raccolgono già i frutti di questa coraggiosa scelta.

Questo momento è finalmente arrivato: i lavori sono ormai terminati da tempo e attendevamo la fine delle vacanze estive per poter onorare il nostro impegno con una grande festa di inaugurazione, a cui l’Istituto Comprensivo e il Comitato genitori hanno ovviamente aderito con entusiasmo.

Sabato 7 settembre alle ore 10 la scuola Gramsci, completamente rinnovata da sembrare veramente una scuola nuova, verrà riaperta per le lezioni e accoglierà nuovamente le dieci classi che sono state smistate nelle altre scuole alpignanesi. Dopo quattro anni da quella improvvisa chiusura la città rimetterà piede in una struttura data per persa e invece oggi rimessa completamente a nuovo.

In pochi mesi di cantiere si è rimesso in sicurezza l’intero edificio dal punto di vista del rischio amianto, e nello stesso tempo si è affrontato il fondamentale adeguamento alla normativa antisismica, oltre a lavori di minore entità ma pur sempre importanti per garantire il miglior uso dell’edificio, come la sostituzione di serramenti al primo piano e della caldaia, il posizionamento di nuovi apparecchi illuminanti a led e la demolizione della casetta del custode.

Dato che il cantiere ha interessato tutto l’edificio, l’occasione è stata utile per fare altre piccole opere di manutenzione, come il rifacimento del pavimento della palestra, la revisione della controsoffittatura e il ripasso dei servizi igienici e dell’impiantistica di riscaldamento.

Torneranno quindi in questa scuola tutti i bambini della zona, ad animare i luminosi e ampi corridoi e le aule e il rigoglioso giardino circostante, un serbatoio verde preziosissimo in un contesto così densamente urbanizzato. E le altre due scuole elementari, la Turati e la Matteotti recupereranno presto i loro spazi originali, tra cui l’Auditorium Matteotti, di cui si sente così tanto la mancanza.

Quasi un intero ciclo scolastico è andato disperso, allievi e maestre sono stati stipati nelle altre due scuole del territorio, per la volontà della precedente amministrazione di “buttare via” una scuola ancora recuperabile per lasciare spazio a un insediamento residenziale e costruire un nuovo plesso in una destinazione che il piano regolatore non aveva ancora individuato.

Reperire 8.000.000 di euro (oltre agli oneri per gli incarichi di progettazione e l’iva) per una scuola nuova, senza nemmeno sapere ancora dove, con tutte le necessarie varianti di piano da mettere ancora in pista, ci fanno pensare che un sano pragmatismo politico e una chiara idea di bene pubblico talvolta possano aiutare a prendere le distanze da sogni irrealizzabili e a cambiare strada.

Se pensiamo a che cosa significhi realizzare un’opera pubblica così importante, ci rendiamo conto di quanto ancora oggi saremmo lontani da quell’obiettivo, se si fosse mantenuta quella volontà: al di là del reperimento delle ingenti risorse, “missione impossibile” per ogni amministratore pubblico, un’opera pubblica inizia da una gara per la progettazione. Dopo le varie fasi del progetto, si appaltano i lavori. E intanto si sarebbe dovuta predisporre una variante parziale al piano regolatore. Quando l’amministrazione Oliva ha avviato la propria attività, nel giugno 2016, nessuno di questi passi era ancora stato compiuto, dimostrando che le idee non fossero ancora così chiare e che probabilmente oggi saremmo ancora al punto di partenza.

Un grande merito va alla volontà degli amministratori e alla professionalità del responsabile dell’area lavori pubblici e dei suoi collaboratori, che hanno consentito un ulteriore risparmio (di tempi e costi), dato che il progetto è stato realizzato dall’ufficio tecnico. In perfetta sinergia politici e tecnici hanno potuto dare finalmente i natali a uno dei punti cardini del programma di mandato di questa amministrazione, atteso da tanti anni.

IL PROGETTO

L’amianto è stato utilizzato in larga scala, per via della sua economicità, negli anni ’40 e ’50. La bonifica dei manufatti contenenti amianto (MCA) nella scuola Gramsci è stata un’operazione necessaria e delicata ed è stata eseguita da un’azienda specializzata, che oltre ad avere una competenza acquisita nel corso degli anni, ha le necessarie attrezzature per la manipolazione e lo stoccaggio in cantiere degli elementi contenenti amianto. Le norme in vigore hanno consentito una bonifica controllata degli elementi in cemento-amianto in funzione della loro condizione e del pericolo che fibre potevano essere immesse nell’ambiente, individuando la tecnica di bonifica da adottarsi secondo lo stato conservativo dei manufatti. La tecnica utilizzata prevede l’incapsulamento delle pareti esterne e il confinamento di quelle interne, come prevede la normativa per la bonifica. Non sempre la rimozione è la pratica più consigliata dagli organi di vigilanza, perché comunque lo smaltimento presenta talvolta criticità peggiori che la sua conservazione.

IL CONFINAMENTO DELL’AMIANTO

Il confinamento dell’amianto è una tecnica di isolamento dei pannelli in cemento-amianto mediante sovrapposizione di un'ulteriore pannello. In questo caso le fibre di amianto risultano confinate tra le due lastre e non si diffondono nell’ambiente. Prima di procedere con la posa della nuova pannellatura, le lastre contenenti cemento-amianto sono state trattate con l’incapsulamento preventivo che in questo caso oltre a prevenire la dispersione delle fibre ha avuto la funzione di consolidare le lastre contenenti amianto rinforzando le parti più deboli (crepe e rotture).
Eseguito l’incapsulamento si è passati alla posa della nuova pannellatura, costituita da lastre in cartongesso che non hanno appesantito oltremodo la struttura esistente. Sono state fornite all’impresa il calcolo delle portate dei sovraccarichi accidentali previsti per la nuova struttura. La posa è stata eseguita come una normale sovracopertura, quindi in fase di realizzazione si sono previste le dilatazioni del metallo sottoposto all’aumento della temperatura con giunti di dilatazione e una particolare attenzione riguardo al fissaggio del nuovo pannello, oltre che alle precauzioni in fase di posa per evitare di deteriorare il pannello sottostante. La nuova sovracopertura realizzata impiegando pannelli coibentati oltre che alla bonifica di MCA ha anche apportato un miglioramento energetico dell’edificio.

 

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