COLLEGNO, UN SUCCESSO LO SPETTACOLO DELLA FILODRAMMATICA DI AVIGLIANA

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di ELENA IDONE

COLLEGNO – La Filodrammatica Renato D’Auria di Avigliana, ha riscosso nuovamente successo sabato 18 novembre presso l’auditorium Amprino di Collegno, suscitando molto interesse e numerose risate nel pubblico che riempiva la sala.

“Anche stavolta ci siamo divertiti, abbiamo fatto divertire ed al contempo abbiamo fatto un’opera di bene, raccogliendo fondi per Telethon. Il gruppo di attori che compongono la Filodrammatica Renato D’Auria, è costituito da persone con una fascia d’età che va dai 30 ai 70, tutte accomunate dalla passione per il teatro eduardiano e dalla voglia di prodigarsi per il prossimo – ci riferisce il regista Renato D’Auria, che aggiunge – in questi 35 anni di attività, spinto dalla passione ma anche dallo studio approfondito dei copioni, ho avuto modo di apportare il mio contributo come regista a questi attori che sono sì dilettanti, attori a livello amatoriale, ma che svolgono questa attività con serietà e dedizione. Chi più, chi meno, ha un piccolo trascorso sul palcoscenico, sin da quando era bambino, mostrando una predisposizione all’attività teatrale. Il nostro Luigi Munno per esempio, ha sempre brillato durante la sua carriera scolastica quale attore protagonista in diverse commedie organizzate dai suoi professori. Rita Trano, responsabile del reparto panetteria alla Coop di Avigliana, in famiglia è sempre stata la macchietta che allietava le serate raccontando buffi aneddoti, mentre Caterina Imbalzano e Graziana Campolo hanno esperienza di teatro calabrese nella loro terra di origine; altri vengono dal mondo del ballo e del canto, come Elena Idone, mia ultima scoperta e responsabile pubbliche relazioni, altri ancora sono degli oratori per necessità lavorative. Insomma, nessuno dei nostri attori si esime dinanzi al pubblico. Nulla spaventa la nostra compagnia”.

Carlo Petrella intanto sorride, ripensando ai posti più scomodi e freddi in cui la compagnia ha cominciato a recitare 35 anni fa: “Ci ritrovavamo in certi angoli bui e sporchi…ma noi eravamo felici di provare anche in quelle condizioni”.

Chiediamo a Salvatore Cascino quale sia l’essenza di queste commedie: “Il teatro di Eduardo non è un teatro a se stante, bensì opere che parlano della vita di tutti i giorni, analizzate e proposte secondo l’ottica della filosofia partenopea, di stampo popolare e semplice, che affonda però le proprie radici in una cultura molto antica, che oggi ci dà modo di riflettere e di pensare, di affrontare la vita in un certo modo”.

“I volti che portiamo sul palco, sono tutti diversi tra loro, come i personaggi del teatro di De Filippo; certamente ogni attore è tagliato per una, piuttosto che per un’altra parte”, ci racconta Paola Bellone, attrice piemontese appassionata di napoletano, che ha appreso subito. “Prima di procedere allo studio della parte vera e propria, ci incontriamo per una lettura generale dell’opera, facciamo le nostre considerazioni, studiamo bene l’ambientazione, gli stati d’animo, il periodo storico in cui l’opera si svolge. Dopodiché passiamo all’analisi dei singoli personaggi”, ci spiega Antonio Vuotto.

“Certo càpita che tra di noi magari non siamo d’accordo su un’inflessione o su di un’intonazione, ed è qui che il regista deve impostare la sceneggiatura – ci racconta Lello de Rosa – delle volte lavoriamo tutto l’anno ad una singola opera e come per magia dopo un po’ arriva il giorno dello spettacolo; siamo sempre emozionati come fosse la prima volta. Qualcuno torna a vederci ripetutamente ed ecco che il pubblico non è solo fatto di spettatori, bensì anche di amici ed estimatori”.

Mentre Umberto Vicinanza ci dice: “Dietro le quinte, nei camerini, c’è un viavai di abiti, trucco, apposizione di baffi, barbe, lacca spruzzata ogni dove, consigli reciproci, rassicurazioni, risate un po’ isteriche e fervente attesa. Come andrà? Piaceremo? Noi ce la mettiamo tutta. E questo il pubblico lo nota. La conferma la riceviamo dagli applausi, l’unico modo per farci capire, mentre siamo sul palco, che stiamo procedendo bene. Quando si apre il sipario, si va in scena. La vita vera diventa commedia e la commedia diventa realtà”.

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