di DIANA TASSONE
ALPIGNANO – Episodi di accattonaggio, ragazze e genitori infastiditi. Queste sono le problematiche segnalate dai cittadini di Alpignano che hanno spinto il sindaco Oliva e alcuni rappresentanti dei residenti e dei comitati ad incontrarsi questa mattina per parlare delle 300 persone, provenienti dal centro Africa, ospitate all’interno dell’ex hotel Parlapà.
“In buona sostanza, al momento questo eccessivo numero di persone ospitate sta creando problemi di controllo”, segnala Tiezzi.
“Ricevo segnalazioni. Bisogna anche andare cauti”, risponde il sindaco Oliva. “Queste persone vengono spesso etichettate”. Il primo cittadino è, però, ben consapevole del disagio e dell’aria che si respira negli ultimi tempi ad Alpignano e ha scritto la scorsa settimana una lettera al prefetto con lo scopo di segnalare la situazione attuale in cui al Parlapà risiedono, fino a qualche giorno fa 300 e attualmente 242 persone. “Patisco il disagio, io stesso sono molto critico”.
Oliva fa inoltre sapere che c’è un registro di presenze e che i profughi hanno degli orari da rispettare. Lo scopo non è creare allarmismo, come sottolineano durante la riunione, ma discutere della situazione attuale.
“Adesso giocano a pallone fuori, ma quando farà freddo 300 persone cosa faranno dentro la struttura?”, segnala uno dei presenti.
“Io li ho visti in accappatoio e ciabattine per strada a protestare. Ci sono criticità gestionali”.
“Le criticità sono fisiologiche e proporzionali al numero di persone. La struttura è grande, quando erano 120 non sembrava neanche che ci fossero un centinaio di persone”, dichiara il sindaco. “Non è una questione di capienza, ma la struttura alberghiera è portata a gestire un certo numero di persone. Al momento sono stati messi tre letti per camera. Gestirne 300 è più dura. Bisogna distinguere tra i migranti chi proviene da un forte disagio sociale, politico come la Siria e l’Africa e chi ha un disagio economico. Solo il 3% sono politici”.
“Giovedì sera ci incontreremo con la commissione – prosegue Oliva – per discutere di una serie di progetti per permettere di fare a queste persone attività di volontariato”.
Durante la riunione emergono anche le inevitabili differenze nella gestione dei migranti tra Italia e gli altri paesi europei. “Il nostro modo di gestire è sbagliato perché si incentivano le strutture a fare business”.
“Quello che dà fastidio è che sono stati presi accordi, ma questi non sono stati rispettati. La gente si sente presa in giro”, dichiarano.