GRUGLIASCO – Mercoledì 5 ottobre alle 20:30 presso la Sala Consiliare di Grugliasco in P.zza G.Matteotti 50, Antonio Amorosi presenta “Coop Connection”, con la partecipazione di Mariano Turigliatto, consigliere del Comune di Grugliasco.
La prima di tre serate di approfondimento e dibattito per conoscere con nomi e cognomi quel sistema tentacolare troppo spesso rappresentato come “un fenomeno del Sud che inquina un certo Nord”, come un virus che invade un corpo sano. Un percorso in tre tappe, che parte dalla prima inchiesta sulle Coop in Italia per smascherare i meccanismi che, anche grazie ad una certa antimafia che eccelle più nell’estetica che nella sostanza e ad una evidente distrazione della magistratura, favoriscono holding di potere sempre più complesse, capaci di dominare interi settori della nostra economia e della società.
“Le mafie sono forse le holding di potere più complesse del nostro tempo, capaci di efficienze impeccabili che superano ogni aspettativa, di cambiare istantaneamente pelle ai mutamenti di epoche e regimi, che fanno convivere i ridicoli rituali da pastori con le più raffinate tecnologie, che giocano alla pari con la parte più oscura di Stati e multinazionali. Si muovono nel territorio come su uno scacchiere di cui occorre conoscere fin sotto la pelle, perché anche parole come legalità, trasparenza e lotta alla mafia possono diventare strumenti per colpire il clan rivale o il politico che non rispetta i patti.”
Sulla carta sono enti che svolgono attività mutualistica ma, nella realtà, le cooperative sono veri e propri imperi finanziari. Fatturati miliardari, oltre un milione di dipendenti, ma un trattamento fiscale riservato a società di “mutuo soccorso senza fini di lucro”, che consente di fatto “l’elusione del fisco” a norma di legge. Un universo economico che da solo genera 151 miliardi di fatturato dando lavoro a più di un milione di persone. Grande distribuzione, grandi opere, servizi, alimentazione, assicurazioni: il mondo coop, frutto di una storia secolare, copre tutto il territorio, dal Nord al Sud, in nome della solidarietà, a difesa dei lavoratori.
Sotto la lente del giornalista d’inchiesta, ex assessore alle Politiche abitative del Comune di Bologna, poi dimessosi denunciando il sistema amministrativo e politico locale, finiscono i colossi della grande distribuzione che ricavano più dalla finanza che dalle merci esposte sugli scaffali, la vicenda HERA con quei rifiuti tossici e pericolosi finiti con l’ennesima archiviazione dopo che la Gabanelli si occupa della vicenda omettendo però le imbarazzanti intercettazioni, perché “non è importante la realtà ma come la si rappresenta”. L’inchiesta Aemilia, con il boss Nicolino Grande Aracri che troviamo anche nel territorio torinese con l’inchiesta “SAN MICHELE”, svela il pericolo di un’infiltrazione che “ha riguardato i cittadini e le loro menti, un condizionamento quindi ancor più grave”, trascurando “la naturale tendenza del crimine mafioso alla propria trasformazione per durare nel tempo”.
-Il caso Eataly:
“Ciò che il consumatore paga non è il prezzo della merce, in alcuni casi doppio, ma lo storytelling della bellezza italiana che ti fa identificare con un marchio che è la tua stessa cultura. Una volta i personaggi come Farinetti li chiamavano incantatori di serpenti. Adesso non più, perché siamo noi stessi sottoprodotti da consumare. Per Eataly. Disposta a venderti anche il formaggio Piave con la torre di Pisa. [p.242]
“Eataly apre a Torino nel 2007, a nord del complesso del Lingotto, 11.000 metri quadrati dei capannoni della storica Carpano (…) concessi gratuitamente dal sindaco PD Chiamparino (…) per sessant’anni, in cambio della ristrutturazione. [p.244]
“Grazie a Eataly, i ragazzi possono mettere su famiglia” dice Farinetti. (…) A febbraio del 2015 gli indeterminati a Eataly risultano solo il 65,18% mentre il contratto nazionale prevede siano l’80%. Si è pagati fino a 1000 euro al mese per le posizioni senior, lavoratori con esperienza pregressa, per le junior invece si riceve circa 8 euro lordi all’ora, circa 800 euro mensili, 1000 euro lordi nel caso di quaranta ore settimanali più le domeniche. Qualcuno fa notare a Farinetti che forse con 800 euro mensili non si mette su famiglia. “No, certo che no – reagisce lui – devono fare dei sacrifici. Se una coppia incassa 2000, però, ce la può fare (…)”. [ p.247]
“Nel paese che ha inventato la mafia esiste la più grande associazione antimafia del mondo: Libera, un grande coordinamento tra mille seicento associazioni, gruppi e cooperative. Libera ha tre partner ufficiali: Unipolis, Unipol Spa ed E-coop, la catena di distribuzione della cooperazione. L’associazione ha entrate milionarie e chiude il bilancio del 2014 con 4 milioni e 693.000 euro, il 2013 con 4 milioni e 770.000 euro così come gli altri anni, sempre per somme dell’ordine di milioni di euro.” [ p.253]“Ogni anno il 21 marzo Don Ciotti organizza una manifestazione nazionale per la memoria delle vittime. Nel 1965 fonda a Torino il Gruppo Abele che oggi ha quaranta settori di attività tra accoglienza, lavoro, cultura e cooperazione internazionale, debiti con le banche ma un patrimonio immobiliare di 6 milioni e 300.000 euro. Nel 1982 fonda il coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, nel 1986 la Lila, Lega italiana per la lotta contro l’Aids. Quando sui media comincia a scemare l’interesse per le tossicodipendenze e nel 1992 vengono uccisi i giudici Falcone e Borsellino crea la rivista Narcomafie e tre anni dopo inventa Libera. La frase cult di Don Ciotti è “I dubbi sono molto più sani delle certezze”, ma a parole. Non è un problema per l’associazione avere tra gli sponsor la coop di costruzioni Unieco di Reggio Emilia, che si vanta pure di finanziarla. Unieco nei suoi cantieri fa lavorare società della ‘ndrangheta: dei Morabito, Palamara, Bruzzaniti, Piromalli, Gullace, Raso. Albanese poi finanzia le coop di Libera per la lotta alla mafia.” [p. 257-158]
“Libera è un bollino salvifico per l’ente pubblico, l’istituzione, il personaggio o il politico che la supporta”.
“Alle elezioni per il Parlamento del 2013 Libera distribuisce i propri uomini in diverse liste di sinistra. Con il PD candida Davide Mattiello, braccio destro di don Ciotti e referente di Libera Piemonte e poi Liguria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Mattiello è stato presidente dal 1999 al 2010 dell’associazione Acmos, indicata nei bilanci come “a servizio di Libera”. Associazione gemella di Libera Piemonte che ha come referente regionale LAURA ROMEO, moglie di Gian Carlo Caselli. Acmos nel 2009 ha entrate per 916.000 euro, che scendono a 625.000 nel 2013. Denaro che arriva costante da Comune e Provincia di Torino, dalla Regione Piemonte e dalle solite fondazioni bancarie.”
E’ Mattiello a spiegare ai giovani che entrano in Libera quale sia la missione vera dell’associazione, oltre a condizionare la politica italiana: <
Proprio di quelle cerimonie parla Tiziana Ficalora, figlia del capitano Paolo, ammazzato dai Corleonesi di Riina nel 1992. “Tutto studiato, niente lasciato al caso” (…) “Ho avuto un’esperienza bruttissima anni fa. Si commemorava la morte di mio padre e Libera, di cui allora facevo parte, invita a parlare Rita Borsellino, persona degnissima, ma noi non eravamo neanche invitati, non esistevamo”.
GRUGLIASCO, MERCOLEDÌ 5 LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “COOP CONNECTION”
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