BEINASCO, SOLO UNA DONNA NELLA GIUNTA COMUNALE: IL TAR POTREBBE INTERVENIRE PER RENDERLA NULLA

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di ELENA CHINAGLIA (ex assessore Comune di Beinasco)

(Lettera inviata a Assessora Pari Opportunità Regione Piemonte, Monica Cerutti, Presidente Commissione Pari Opportunità Regione Piemonte, Paola Berzano, Presidente Consulta delle Elette Regione Piemonte, Stefania Batzella, Presidente Consulta femminile regionale del Piemonte, Cinzia Pecchio, Consigliera delegata Pari Opportunità Città Metropolitana di Torino, Lucia Centillo)
Care Monica, Paola, Stefania, Cinzia e Lucia

Ho scritto ufficialmente a voi un mese fa in merito alla vicenda del mancato rispetto della normativa nazionale sulla rappresentanza di genere nelle Giunte comunali, relativamente alle vicende del Comune di Beinasco. Con la revoca delle deleghe alla sottoscritta il 29 febbraio 2016, la Giunta comunale di Beinasco è ora composta da quattro Assessori, una donna e tre uomini. Pertanto la presenza di donne è ora ben al di sotto della percentuale stabilita dalla legge 56/2014 e in contrasto anche con le indicazioni della legge 215/2012. E il Sindaco Maurizio Piazza ha espresso la ferma intenzione di non procedere a modifiche e nuovi inserimenti.

Come componente della CRPO, so bene che questo non è purtroppo l’unico caso: diversi Sindaci non rispettano la legge sulla rappresentanza di genere nelle Giunte e altri, visto che di fatto quasi mai vengono presi seri provvedimenti contro chi viola le norme, sono tentati dal seguire la stessa linea, nei rimpasti e nelle revisioni della composizione delle Giunte. In diversi comuni si stanno chiedendo pareri legali, all’ANCI e a enti vari, per cercare escamotage per aggirare la regola.

Sono a chiedervi pertanto di mettere in campo un’azione comune di forte pressione, che avvii anche, ove necessario, ricorsi al TAR, almeno per quelle situazioni note e denunciate, affinché la tentazione di non rispettare la legge “Del Rio” venga soffocata e i Sindaci si sentano impegnati al suo rispetto, pena l’intervento della giustizia amministrativa con l’azzeramento delle Giunte.

Dove i ricorsi sono stati presentati, come in Calabria, il TAR ha dichiarato nulle le Giunte, perché la norma è chiara e non ammette deroghe.

Siamo tutte convinte che non si possa più anche solo pensare di amministrare rinunciando alle competenze, alle capacità e ai talenti delle donne e che il riequilibrio della rappresentanza di genere nelle istituzioni sia un utile strumento per l’attuazione delle politiche di parità, soprattutto quando questo deve avvenire attraverso delle nomine.

Siamo ancora lontani, in Italia, da una rappresentanza paritaria di genere nelle istituzioni e nei luoghi della politica, ed è quindi nostro dovere vigilare e promuovere azioni che conducano all’effettiva applicazione delle norme, poiché ben sappiamo che non è sufficiente che esista la legge perché si modifichino i comportamenti.

Questa potrebbe essere una buona occasione per lavorare insieme tra istituzioni, enti, organismi di parità e le tante donne che operano sul territorio. Mi auguro che vogliate raccogliere il mio appello.

Un caro saluto

Elena Chinaglia

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